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lunedì 11 agosto
Nonostante il sole, caldissimo, che ha moltiplicato lo sforzo necessario per raggiungere il passo, e grazie senz'altro anche alla mancanza del lungo percorso di avvicinamento, il percorso - pur ciclisticamente impegnativo - mi ha provato decisamente meno del giorno precedente. Anche in questa circostanza, tuttavia, non ho potuto fare altro che segnare un netto ritardo rispetto ai miei due compagni di viaggio, che hanno dovuto aspettarmi al rifugio in compagnia della solita, meritata birra. Bellissimo il tipico trenino rosso delle ferrovie svizzere che faceva spesso
capolino da gallerie e viadotti che mai ci si sarebbe aspettato di vedere in una
valle così selvaggiamente bella e che comunque si inserivano nel panorama con
intelligenza e discrezione. Appena sotto il passo si è fatto sentire il vento fresco che avevamo già conosciuto la sera prima sulla cima del Flüelapass; con la differenza che mentre sul Flüelapass era alleato della salita nel contrastare la nostra conquista del passo, in questo caso, soffiandoci alle spalle, ci era doppiamente amico perchè, mentre riduceva il nostro sforzo, gradevolmente raddolciva l'implacabile ardore del sole.
Dopo la lunga e sempre gradevole discesa fino a S. Moritz (1822), e con in mente il fresco ricordo della bellissima Davòs, siamo rimasti quasi delusi dall'aspetto metropolitano della cittadina e dall'urbanizzazione spinta di un luogo idealmente molto bello (i laghi, come quelli di Davòs, sono bellissimi!). A Davòs, e ancor più a S.Moritz, moltissimi e caratteristici erano gli ebrei vestiti con i tradizionali abiti neri, le lunghe barbe, le basette a grappolo o, più semplicemente, lo zucchetto. Dopo una rapida cena in un locale dotato della contrastante prerogativa di
essere al tempo stesso molto costoso (per noi) e molto economico (per
S.Moritz), Lele e Ferruccio, da sempre giocatori di hokey di ottimo
livello, hanno voluto passare per il palaghiaccio dove era per l'appunto in corso
l'allenamento della locale squadra di hokey. Una birra, alcune valutazioni
sociologiche sulle modificazioni della famiglia moderna, qualche inevitabile parola di politica e poi a
nanna in una stanza che, sita sostanzialmente in uno scantinato, mille volte ci ha fatto
rimpiangere la 'nostra' bellissima casetta di Davòs. |
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